I bambini selettivi con “disturbo da evitamento/restrizione dell’assunzione di cibo” sono un argomento del tutto sconosciuto alla maggior parte degli operatori della salute. In primis i pediatri (non me ne vogliate se c’è qualche pediatra che leggerà questo articolo), ovvero coloro ai quali le mamme si rivolgono per primi quando il proprio bambino inizia a rifiutare determinati cibi. Nella maggior parte dei casi il pediatra rassicurerà la mamma riguardo le curve di crescita assolutamente nella norma, nessun problema clinico da rilevare, nessun segno/sintomo allarmante. Una volta tornati a casa, ricomincerà “la guerra” a tavola: il bambino continuerà a rifiutare determinati cibi, selezionando sempre più il suo menù, sempre meno alimenti, sempre più monotonia nella propria piramide alimentare.
La selezione avviene attraverso criteri molto diversi: a volte è il colore, la consistenza, il sapore o l’odore. Sulla descrizione del disturbo evitante restrittivo nel bambino ne avevo parlato qui: ribadisco che c’è una differenza fondamentale tra un bambino con disturbo del comportamento alimentare evitante/restrittivo ed un bambino semplicemente “schizzinoso” o che semplicemente non mangia verdura.
In questo articolo volevo parlarvi del mio lavoro con questi bambini selettivi, cosa faccio nella pratica con questi piccoli, spesso piccolissimi pazienti. Quando accolgo i genitori presso il centro dove lavoro, ascolto a lungo i loro racconti, traspare tutta la loro stanchezza, la paura, il sentirsi inadeguati. La famiglia spesso tende a riorganizzarsi intorno alla “selettività” del bambino: si evitano occasioni sociali come pranzi e cene fuori, troppo difficili da gestire. Spesso le nonne/zie/maestre si rifiutano di gestire nella pratica l’alimentazione del bambino (il bambino viene riportato a casa da scuola prima dell’orario mensa).
Cosa faccio nel mio studio con questo tipo di bambini? Diete? Menù? Piramide alimentare? Spiego quanto sia importante mangiare la frutta e sbagliato mangiare patatine fritte? ASSOLUTAMENTE NO!!! PREPARO DEI LABORATORI “SENSORIALI”…
NELLA FIGURA sotto, UNO DEI PRIMI LABORATORI SENSORIALI: dentro dei bicchieri avvolti da carta argentata ho nascosto un’arancia, del rosmarino e del caffè! Il mio piccolo selettivo doveva sentire gli odori e provare ad indovinare! BANALE PER VOI?? NON PER UN PICCOLO con il disturbo del comportamento alimentare di tipo evitante….!! Dopodiché ho bendato il piccolo e ho nascosto in una scatola quello che vedete: frutta, frutta secca, un pacchetto di cracker.
Nelle immagini successive un laboratorio alla scoperta del fantastico mondo dei legumi: l’abbiamo manipolati, toccati, annusati e infine… incollati! I soggetti era due, in tema strettamente natalizio poiché eravamo in prossimità del Natale: un pupazzo di neve e un albero di natale! L’abbiamo decorati con lenticchie, ceci, fagioli cannellini e un tocco finale all’albero di Natale con aghi di rosmarino essiccato!
Nella foto successiva vedete delle foto in cui abbiamo colorato con il cibo! Ho creato dei COLORI NATURALI, partendo da sinistra:
✔️ Cacao frullato e allungato con acqua per il colore marrone
✔️ RUCOLA frullata e allungata con acqua per il colore verde
✔️ Pomodoro frullato per il colore rosso
✔️ Caffè diluito con acqua per il colore marrone/nero
✔️ Arancia frullata (sia polpa che buccia) per il colore arancione! Il colore maggiormente evitato? Sicuramente il verde e questo non è un caso!
Cosa mi ha colpito nell’atteggiamento del bimbo? Il suo essere poco disponibile a sporcarsi!
DA PRECISARE: ovviamente poi i bambini avranno una serie di “compiti” a casa! Niente di troppo pressante per i piccoli pazienti, ma rivolgo un invito particolare a loro ed alla famiglia, ovvero CUCINATE INSIEME! Il bambino viene esortato a “sporcarsi” con della farina per preparare il pane, a “impastare” delle polpette di carne, a “travasare” delle piante aromatiche fuori al balcone per poter annusare i diversi odori. La mamma e il papà lo porteranno a fare la spesa insieme a loro, organizzeranno delle gite in agriturismi in cui i bambini fanno dei laboratori completamente immersi nella natura, proporranno “senza imporre” nuovi formati di pasta/nuovi condimenti/nuove consistenze. Le idee per mettersi in cucina con mamma e papà sono tantissime, in questo articolo scritto recentemente sul metodo “Montessori in cucina” potreste trovare delle idee utili!
Tutto questo lavoro va supportato da un team adeguatamente formato, nel mio caso ad esempio sono di supporto nel mio lavoro la Dott.ssa Catia Annarilli, psicologa e psicoterapeuta; la Dott.ssa Francesca Bertucci, Psicologa e Mediatore familiare, Psicodiagnosta dell’età evolutiva; la Dott.ssa Chiara Cirillo, Psicologa, esperta e Tutor DSA; la Dott.ssa Chiara Marianecci , logopedista; la Dott.ssa Cristina Monaco, terapista della neuro psicomotricità dell’età evolutiva.
Alla luce dei più recenti studi scientifici, l’approccio multidisciplinare è l’unica strada percorribile per poter aiutare il bambino con un disturbo del comportamento alimentare ad uscire dal “tunnel”.
Gestire i bambini selettivi a tavola: cosa fare nella pratica
Sulla base dei risultati ottenuti da diversi studi effettuati sui disturbi alimentari in età evolutiva (qualsiasi disturbo, non solo quello restrittivo/evitante), è possibile far riferimento ad alcuni punti utili per una buona gestione del pasto (Pizzo e Massignani, 2014):
- Cercate di non rimproverare e/o punire il bambino per il suo disturbo alimentare. E’ comprensibile e naturale essere arrabbiati/esasperati/impotenti, tuttavia esprimere queste emozioni può far stare ancora peggio il bambino;
- Cercate di capire e accettare il più possibile il disagio del bambino. Spiegategli le vostre preoccupazioni e il vostro desiderio di aiutarlo, anche se non lo chiede o rifiuta l’aiuto che gli avete offerto;
- Cercate di comprendere e valorizzare le caratteristiche positive del bambino: le cose sane e buone che vi dimostra quotidianamente. più si concentra sulla parte sana, più aumenta la possibilità di guarigione;
- Rinforzate con moderazione ogni successo, anche piccolo!
- La coercizione, in ogni caso, potrà essere solo controproducente.
Rispetto al problema specifico dei bambini che presentano un’alimentazione selettiva, è importante formare le maestre e chi in generale si occupa della gestione del momento del pasto che questa può implicare un’avversione sensoriale più o meno generalizzata. Ad esempio: il fatto che un bambino con alimentazione selettiva accetti di mangiare sia le carote che le patate non significa che sia in grado di mangiare i due cibi mescolati tra loro. E’ consigliabile fare tentativi per incoraggiare il bambino a piccoli miglioramenti, come ad esempio chiedergli: ” Che cosa ne dici se proviamo a mettere un pezzo di carota sopra alla patata e fare un solo boccone? Poi se non ti piace puoi sputarlo”(Dalla ragione, 2018).
Altra cosa da evitare sono i tentativi di confondere un cibo in mezzo ad un altro, credendo che il bambino non se ne accorga. Essendo il problema legato a un’avversione sensoriale, bisogna infatti tener presente che questi bambini sono iper sensibili, soprattutto per quanto riguarda gusto e olfatto. Il rischio che si corre in questo caso è che il bambino diventi sospettoso e incapace di fidarsi, con il rischio di peggiorare il quadro clinico.
Bibliografia:
- Le mani in pasta. Riconoscere e curare il disturbo selettivo dell’alimentazione in infanzia e prima adolescenza. Laura Dalla Ragione, Paola Antonelli, Editore: Il Pensiero Scientifico, 2018;
- Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione in età evolutiva. Diagnosi, assessment e trattamento. Susanna Pizzo, Valentina Massignani, La feltrinelli, 2014.