Famiglia e disturbi alimentari dei figli: come comportarsi? Argomento a dir poco complicato purtroppo!
Nel mio lavoro come nutrizionista, quando incontro i genitori il cui figlio o figlia soffre di disturbi alimentari, mi vengono poste molte domande alle quali è importante rispondere. Ecco solo alcune delle domande che più frequentemente vengono poste:
Ma dove ho sbagliato?
Cosa posso fare per aiutare mia figlia/o?
Quale atteggiamento va tenuto? Meglio essere comprensivi ed accondiscendenti o decisi e autoritari?
Qual è la cura migliore? A chi rivolgersi?
Come convincere mio figlio/figlia a curarsi?
Si può guarire?
Come posso scoprire se vomita, se prende lassativi o diuretici?
Come comportarsi di fronte alle bugie?
Come gestire i pasti?
Dare una risposta unica ad ogni singola domanda sarebbe superficiale e nemmeno tanto utile.
Uno degli aspetti più importanti che emerge quando in una famiglia uno dei figli comincia ad avere disturbi del comportamento alimentare, è la ricerca del perché. Un pensiero ricorrente nei familiari è: “è colpa nostra?”, “dove abbiamo sbagliato?”. L’interrogativo da porsi non è: “di chi è la colpa?”, ma: “qual è la cosa migliore da fare adesso? Cosa possiamo fare per aiutare nostro/nostra figlio/figlia?”.
COSA SONO I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE?
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono patologie caratterizzate da un’alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. Insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile. I comportamenti tipici di una persona che soffre di un Disturbo del Comportamento Alimentare sono: digiuno, restrizione dell’alimentazione, crisi bulimiche (l’ingestione una notevole quantità di cibo in un breve lasso di tempo accompagnata dalla sensazione di perdere il controllo, ovvero non riuscire a controllare cosa e quanto si mangia), vomito autoindotto, assunzione impropria di lassativi e/o diuretici al fine di contrastare l’aumento ponderale, intensa attività fisica finalizzata alla perdita di peso.
I principali Disturbi del Comportamento Alimentare sono l’Anoressia Nervosa e la Bulimia Nervosa; altri disturbi sono il Disturbo da Alimentazione Incontrollata) (o Binge Eating Disorder; BED), caratterizzato dalla presenza di crisi bulimiche senza il ricorso a comportamenti di compenso e/o di eliminazione per il controllo del peso e i Disturbi Alimentari Non Altrimenti Specificati (NAS), categoria utilizzata per descrivere quei pazienti che, pur avendo un disturbo alimentare clinicamente significativo, non soddisfano i criteri per una diagnosi piena.
COME RICONOSCERE PRECOCEMENTE UN DISTURBO DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE?
Segnali importanti per una diagnosi precoce sono allora tutti quei comportamenti cui nell’adulto attribuiamo un’importanza secondaria, vale a dire il modo in cui i bambini mangiano, spesso caratterizzato da lentezza, esclusione di alcuni alimenti, ingestione di molta acqua e sminuzzamento di cibo in pezzi piccolissimi; pratica dell’iperattività fisica; uso frequente del bagno soprattutto dopo i pasti; cambiamento psicologico che sopravviene, man mano che aumenta la perdita di peso, espresso con sbalzi d’umore e con un’insofferenza ed un’irrequietezza che non facevano parte delle caratteristiche precedenti dei bambini.
Il tasso di perdita di peso negli ultimi tre mesi è un importante indicatore da valutare e una perdita di peso > 1 kg la settimana può porre le indicazioni per un ricovero urgente. Un indicatore molto utile è la scomparsa del ciclo mestruale nelle ragazze, accompagnato anche da un Indice di Massa Corporea inferiore a 15 (si calcola dividendo il proprio peso espresso in kg per il quadrato dell’altezza espressa in metri; di norma deve essere compreso tra 18,5 e 25).
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Veronica Carpi; Doriana Demarco; Francesca Facchini; Simone Lupini; Chiara Rainieri; Cristina Sabini; Serena Samaria; Roberta Tarantino; Caterina Uberti; Dzenita Voltattorni Mujic pag. 101 Quanti terapeuti per una famiglia? L integrazione dei setting terapeutici nell ambito dei dca nel lavoro con famiglie con figli adolescenti,