Svezzamento: quanto mangiare?

Quanto deve mangiare il mio bambino durante lo svezzamento?

Forse non ci crederai, ma questa è una delle domande più digitate su Google dai genitori! Anzi ti dirò di più: se stai leggendo questo mio articolo è perché probabilmente hai provato a cercare “quanti grammi di… deve mangiare il mio bambino?”.

Prima di andare avanti con la lettura, voglio invitarti a leggere cosa intendo innanzitutto per svezzamento, che preferirei chiamare in realtà “alimentazione complementare a richiesta”! Leggi quindi questo mio articolo e scarica le due guide gratuite che troverai qui sotto! Le riceverai direttamente sulla email (controlla sempre anche cartella spam e promozioni)!

 

Adesso che sappiamo entrambe di che cosa stiamo parlando (scusami tutte le premesse fatte negli articoli/guide erano necessarie), voglio spiegarti perché non devi pesare tutto per il tuo bambino!

Sapevi che i bambini, soprattutto durante i loro primi anni di vita, sono profondamente in contatto con i loro bisogni primari? In poche parole sono perfettamente in grado di autoregolarsi, quindi smettere di mangiare se sono sazi o chiedere altro cibo se invece sono ancora affamati! Tutto questo ha un nome ben preciso e prende il nome di AUTOREGOLAZIONE! Non ci crederai ma tutto questo è stato studiato quasi un secolo fa e voglio raccontarti cosa ha cercato di fare la ricercatrice Clara Davis!

 

 

Nel 1928, una ricercatrice di Chicago, Clara Davis, fece un esperimento: voleva scoprire se i bambini, durante la fase dello svezzamento, fossero in grado di regolare, autonomamente l’assunzione di cibo. Cercò allora di ricreare una situazione in cui i bambini, 15 in tutto, di età intorno ai sei mesi, potessero procurarsi liberamente il cibo. Attenzione: questo esperimento non potrebbe mai essere replicabile secondo i “canoni” degli studi moderni.

Entrando nei dettagli del lavoro, la Davis svolse l’esperimento in una specie di orfanotrofio trasformato in laboratorio per ricerche nutrizionali per l’occorrenza.  I 15 bambini che parteciparono erano figli di ragazze madri o di vedove che non potevano più badare al loro sostentamento. In totale lo studio durò sei anni e la permanenza dei bambini variò dai sei mesi ai quattro anni e mezzo. Per ben sei anni ad ogni pasto la quantità di ogni alimento mangiato (nonché di quello che i bambini versavano a terra!) venne registrata. Oltre a questo, bisogna aggiungere le registrazioni dell’altezza e del peso, le osservazioni sul transito intestinale, le radiografie ossee e le analisi del sangue.

All’inizio dell’esperimento i bambini erano appena stati svezzati e non avevano ancora mai mangiato alcun alimento che non fosse il latte. La Davis scelse quest’età perché i bambini, non avendo ancora sperimentato personalmente questi cibi e non essendo stati influenzati dalle scelte delle persone più grandi, non potevano avere pregiudizi o preferenze nei loro confronti.

Cosa venne offerto a questi bimbi? Ecco i dettagli:
  • Il grano era utilizzato in chicchi (niente pane), non era utilizzato lo zucchero. Venne proposto il latte ma non i latticini;
  • La preparazione dei cibi era la più semplice possibile. La carne, gli ortaggi e la frutta erano tagliati finemente, schiacciati o grattugiati;
  • La frutta e la lattuga erano serviti crudi;
  • I fiocchi d’avena, il grano, il manzo, il midollo osseo, le uova, le carote, i piselli, il cavolo e le mele erano serviti sia crudi che cotti. Gli altri alimenti erano quasi sempre serviti cotti;
  • La cottura veniva effettuata facendo attenzione a non perdere le sostanze solubili e senza l’aggiunta di sale o di condimenti. L’acqua era aggiunta solamente nella cottura dei cereali;
  • I cibi non erano combinati insieme (nessuna preparazione tipo zuppe o pappe) al fine di assicurare che ciascun alimento venisse scelto solo per sé stesso;

I risultati furono davvero sorprendenti, infatti, tutti i 15 bambini riuscirono sempre a trovare quello che volevano mangiare, avevano appetito e sono cresciutivigorosamente secondo quanto riportato dalla Davis. Non fu mai segnalato il problema della stitichezza. I raffreddori e le influenze duravano sempre tre giorni e senza complicazioni di alcun tipo. A parte un caso di tonsillite ed un’epidemia di mononucleosi, durante i sei anni non ci furono malattie serie.

La dottoressa Davis scrisse nelle sue conclusioni: “Tutti i bambini sono riusciti ad alimentarsi correttamente; tutti avevano un poderoso appetito; tutti sono cresciuti bene”. Tutto risultò ricadere nei limiti definiti corretti dalle tabelle nutrizionali e tutto era stato, alla fin fine, frutto delle scelte spontanee dei bambini. Ma, come lo chiama maliziosamente la stessa ricercatrice, c’è il trucco: la disponibilità di soli alimenti sani.

“I bambini alla fine mangiano quello che vogliono” purché la proposta fatta sia composta da cibi sani, sia varia ed il più possibile equilibrata. Adesso probabilmente ti sarà chiaro cosa vuol dire “autoregolazione”, ovvero quel processo innato mediante il quale i bambini imparano a nutrirsi (un po’ come avere un nutrizionista interno).

Quindi, caro genitore che stai leggendo questo articolo, non hai bisogno di dosare qualsiasi cibo finirà nel piatto del tuo bambino! Ripeti insieme a me: “I BAMBINI SI AUTOREGOLANO”.
Lo so che ti sembrerà strano e assurdo di come un bambino così piccolo possa gestire autonomamente la quantità di cibo da assumere! Capisco benissimo che sia cresciuto a suon di “cucchiaini” che dovevano entrare in bocca come se fossero trenini, areoplanini e chissà quale altre diavoleria.
Magari fai parte anche del club “non ti alzi se non finisci tutto il piatto”!
Ma per il tuo bambino: vuoi la stessa cosa?
Quindi, ecco cosa spero che ti porterai a casa al termine di questa lettura:
  • Ogni bambino, se posto di fronte a cibi “salutari”, sa scegliere cosa e quanto mangiare. Il problema sono i fattori esterni che alterano questo meccanismo di autoregolazione (troppi dolci, eccesso di sale o pressione esterne a mangiare);
  • Occorre avere fiducia nelle capacità del bambino che deciderà se mangiare e quanto. Il genitore deve invece rispondere alle richieste del bambino e offrire cibi freschi e di qualità;
  • Di fronte alla qualità i bambini riescono a garantirsi istintivamente una dieta completa in energia e nutrienti….

In conclusione: quanto deve mangiare il mio bambino durante lo svezzamento? Non può saperlo nessuno se non il bambino stesso! Cucina lo stesso menù per tutta la famiglia, offrigli delle porzioni che ti sembrano adeguate a lui e osservalo. Ti stupirà, ne sono sicura!

 

Immagino quanto tu possa sentirti spaesato dopo la lettura di questo articolo, ma non preoccuparti, ti assicuro sei in ottima compagnia! Per questo ti invito a iscriverti al mio gruppo Facebook “una mamma nutrizionista in cucina“. Troverai tantissimi genitori esattamente come te che ogni giorno pubblicano le ricette dei propri bambini e condividono i piccoli passi dello svezzamento dei loro piccoli!

 

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Lui è il mio Valerio, qui aveva 2 anni….

 

Lei è la mia Camilla, qui aveva 8 mesi

 

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…. e se proprio non sai da dove cominciare con l’alimentazione del tuo bambino o sei andata completamente in crisi di fronte ai suoi rifiuti a tavola, scrivimi a defilippielisa@gmail.com per fissare una consulenza con me! per saperne di più di che cosa mi occupo nello specifico, clicca qui!

 

Grazie per aver letto questo articolo fino in fondo! Se ti è piaciuto, ti invito a seguirmi sulle mie pagine social per rimanere in contatto con me!

Comments 6

  1. Grazie davvero per tutte queste nozioni, magari l’avessi letto prima!
    La mia bimba ha 1 anno e credo di aver combinsto un bel pasticcio con lo svezzamento fin’ora, spero di riuscire a rimediare.

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  2. Ciao Elisa sì avvicinano i sei mesi di mio figlio e le domande su quello che dovrò fare sono tante. Vorrei cominciare con “l’autosvezzamento”, intanto grazie per tutti i tuoi articoli che mi hanno dato gra mano a fare chiarezza, però volevo chiederti ma dobbiamo iniziare con tutti i pasti(colazione, pranzo, merenda,cena)? Inoltre tu parli di non fare saltare le poppate i primi giorni di svezzamento, visto che il mio bimbo non ha ancora proprio degli orari ben precisi per la poppata, perché spesso mangia prima di addormentarsi al seno, aspetto sempre comunque la sua richiesta?
    Grazie ancora dell’aiuto
    Saluti Gianna

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      Salve Gianna, la ringrazio per avermi scritto! Allora si inizia in genere con degli assaggi e quindi non con dei pasti ben definiti! per le poppate, se parliamo di allattamento al seno, questo dovrebbe svolgersi “a richiesta”, quindi senza guardare l’orologio! Il bambino può essere libero di prendere il latte sia prima che durante che dopo il pasto, tutto rientra nella normalità! Se vuole saperne di più, ogni mese organizzo dei corsi di autosvezzamento in modalità online, mi scriva una mail a defilippielisa@gmail.com se è interessata a partecipare! Prossima data sarà il 28 maggio dalle 13.30 alle 16!

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